Il certificate sull’Italia che sorpassa l’Europa

Comunicazione di marketing

L’economia italiano sta lasciandosi dietro il resto dell’Europa, lo ha detto questa settimana la Commissione europea, che ha fornito le sue previsioni d’autunno.

La crescita nella zona euro dovrebbe essere del 5,0% nel 2021, del 4,3% nel 2022 e del 2,4% nel 2023. A titolo di confronto, nell'estate scorsa, si prevedeva nel 2021 e nel 2022 una crescita rispettivamente del 4,8 e del 4,5%.

L’Italia sarà uno dei motori trainanti, grazie ad una crescita del 6,2% nel 2021, del 4,3% nel 2022 e del 2,3% nel 2023. Le stime estive indicavano +5,0% per il 2021 e il +4,2% per il 2022.

Il ritorno ai livelli pre-crisi, atteso nel secondo trimestre del 2022 accoglie la possibilità che il Piano per la ripresa funzioni. Ci sono 750 miliardi di euro di aiuti destinati ai paesi più colpiti dalla pandemia.

Governo ed enti locali dovranno dare prova di saper spendere presto e bene le risorse messe a disposizione di Bruxelles attraverso il recovery fund.

A questo proposito, la Commissione europea stima che l'Italia utilizzerà il 55% dei sussidi a sua disposizione da qui alla fine del 2023, una percentuale non dissimile dalla Germania (70%), ma assai inferiore alla Spagna o alla Francia che potrebbero fare uso del 90% del denaro.

La Spagna dovrebbe essere il primo paese a ricevere la prima vera tranche di finanziamenti del Next Generation Eu. Altri Paesi, tra cui l’Italia, potrebbero ottenere i fondi già entro dicembre. Nel PNRR di Roma figurano 51 obiettivi da portare a termine entro l’anno: 28 sono già stati conseguiti, ne mancano 23.

Ma se da un lato l’economia si sta riprendendo fortemente dalla recente recessione, dall’altro vi sono alcuni rischi.

L’inflazione è tornata al galoppo negli ultimi mesi (4,1% a ottobre) sulla spinta dei rincari energetici e potrebbe essere meno temporanea del previsto rivelandosi un problema per la BCE per due ragioni: la ripresa nell’Eurozona è più fragile che negli Usa, dove la Fed già a fine novembre comincerà il tapering.

Inoltre, il programma pandemico che sorregge la crescita di paesi come l’Italia scade a marzo e non sarà facile procedere verso una normalizzazione monetaria senza qualche tensione.

Su questo punto i ministri delle finanze europei e la Commissione vogliono però ridimensionare la questione guardandola come un fenomeno temporaneo che si sgonfierà in primavera. L’Italia, anche sul fronte inflazione, ha dati migliori: quella registrata a ottobre è stata del 3,1%, di un punto inferiore a quella europea.

C’è poi il rischio  di una quarta ondata pandemica. In Italia come in gran parte d’Europa stanno aumentano i casi positivi, così come i decessi e i ricoveri mentre il numero complessivo dei casi positivi si avvicina a quota 100mila.

Le soglie che decidono la retrocessione dalla zona bianca attuale sono ancora distanti ma i numeri in crescita, se confermati nelle prossime settimane, fanno ipotizzare che il l’Italia cominci a colorarsi di giallo già a fine novembre. Il che sarebbe un nuovo colpo per la crescita stimata.

La Borsa, intanto, non sembra essere per nulla intimorita da tutto ciò. Da inizio anno, quella italiana è stata una delle migliori piazze finanziarie europee con il Ftse Mib che oscilla intorno a +23%, a confronto del +19% registrato dall’indice globale Msci World.

L’indice italiano a seguito del crollo relativo a marzo 2020 è riuscito a recuperare le perdite subite come si nota dal grafico a seguire e attualmente viaggia sui 27 mila punti.

Nel complesso il principale listino di Piazza Affari ha registrato una prestazione lenta ma costante che fa ben sperare gli analisti. Con l'economia italiana data in crescita nel 2022, potrebbe essere un momento molto proficuo per chi investe nella borsa di Milano e nelle aziende italiane.

Solo per citare alcuni esempi: Eni, una tra le industrie petrolifere più avanti in transizione ecologica a livello mondiale è da anni che sta investendo in fonti rinnovabili e ormai una bella fetta del suo business è rivolta proprio verso l’energia pulita. Un argomento caldo negli ultimi giorni per via del Cop26 ma non solo visto che l’argomento occupa gran parte del nostro PNRR. Il valore di questo titolo azionario è cresciuto dell’85% negli ultimi 12 mesi e l’aumento del prezzo delle materie prime dovrebbe sostenere questo trend per ancora diversi mesi.

Non da meno Enel che potrebbe trarre molti vantaggi dagli investimenti sulla transazione ecologica, in quanto ormai ormai esporta tecnologia eolica e solare in mezzo mondo e il suo titolo sta avendo un ottimo riscontro nei mercati finanziari globali.

Riflettori accesi anche sul comparto bancario che da inizio anno è il miglior settore con una performance del +37%. Gli analisti ritengono che in un contesto di mercato orientato verso uno scenario di recupero, maggiore stabilità politica e utilizzo delle risorse provenienti dal Recovery Fund, le banche possano continuare a performare positivamente nei prossimi mesi, senza dimenticare l’M&A.

Oggi un modo per prendere posizione su più settori, con ampia protezione e guadagnare anche se ci dovesse essere una nuova fase di calo dei mercati senza perdersi un eventuale rimbalzo è possibile attraverso l’acquisto di un certificate che permette di esporsi sul mercato beneficiando di una barriera e diversificando allo stesso tempo gli investimenti per evitare squilibri nel portafoglio.

Una buona soluzione si rivela il certificate emesso da Vontobel ISIN DE000VQ9RLJ7 che scommette proprio su tre campioni del nostro listino Unicredit, Eni ed Enel. Il prodotto ci offre una visione di lungo periodo, ma allo stesso tempo fornisce ritorni attraenti ed una buona difesa grazie alla profondità del livello della barriera posta al 70%.

Il certificate oggi si può acquistare sotto la pari a 99 euro. Il meccanismo è molto semplice. Con scadenza trimestrale, il prodotto stacca cedole condizionate del 2,39 euro se i tre sottostanti, alle date di valutazione, non perderanno più del 30% dal livello iniziale.

Effetto memoria, scadenza naturale nel luglio 2024 ma con possibilità di rimborso anticipato a partire da gennaio 2022 se i tre sottostanti quoteranno ad un valore eguale o superiore al prezzo di riferimento iniziale.

Al momento il titolo critico è Enel al di sotto del livello di strike dell’8,70%. Se il sottostante dovesse recuperare il terreno perso e tutti e tre alla prossima data di valutazione dovessero quotare ad un valore superiore o uguale al prezzo di emissione, il prodotto sarà rimborsato e l’investitore riceverebbe 100 euro per ogni certificato più lo stacco di un premio trimestrale relativo al mese di gennaio. Questo permetterà all’investitore di realizzare rispetto ai prezzi attuali (99 euro) e in soli 2 mesi un rendimento potenziale di circa il 3,42%.

Se questo non dovesse succedere, si apriranno altre possibilità di autocall ogni trimestre. Dopo gennaio, la prossima data di valutazione utile sarà ad aprile.

Nel caso in cui lo scenario dovesse invertirsi e il ritiro anticipato non dovesse avvenire in nessuna delle finestre trimestrali previste, il certificate continuerebbe a quotare fino alla scadenza fissata a luglio 2024 dove avremmo i classici due scenari: positivo con l’ipotetico incasso ad oggi di 11 cedole condizionate trimestrali se i tre titoli non hanno perso più del 30% rispetto al loro strike. In caso contrario avremo lo scenario negativo con rimborso pari alla performance del peggiore dei sottostanti rispetto al livello iniziale. Al momento i titoli sono lontani dal prezzo di barriera e il prodotto a questi prezzi potrebbe offrire un rendimento potenziale medio annuo di circa il 9,45% condizionato alla tenuta della barriera.

I dettagli sul prodotto sono riportati nel precedente articolo, clicca qui per approfondire.

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